Spondilodisciti

Con il termine di spondilodiscite si intende una infezione ossea che coinvolge il corpo e il disco vertebrale. Nonostante possa essere considerata globalmente una condizione rara con un’incidenza che varia dallo 0,4 al 2,4 /100.000 abitanti in Europa, la spondilodiscite è una delle più frequenti sedi di osteomielite dopo i 50 anni di età.

Eziologia e Fattori di Rischio

Dal punto di vista eziologico, le spondilodisciti possono essere suddivise in base all’agente patogeno responsabile (piogeniche o non piogeniche). Lo Staphylococcus aureus è il principale microrganismo coinvolto (circa nel 50% dei pazienti), ma in rari casi i patogeni possono anche essere di origine fungina o parassitaria. Nella maggior parte dei casi la genesi della patologia è su base ematogena, con l’arrivo del germe da foci dislocati in varie sedi corporee; l’inoculazione diretta può avvenire a seguito di interventi a carico della colonna vertebrale o dopo procedure invasive che coinvolgono il rachide. L’evoluzione, di media positiva con adeguato trattamento antibiotico, può però essere gravata da ampie lesioni ossee e dei tessuti molli interessati con successivi danni di tipo neurologico (fino ad un terzo dei casi).

Classificazione della Spondilodiscite

Da punto di vista classificativo, le spondilodisciti possono essere suddivise secondo la classificazione di Pola in 3 stadi di gravità crescente (A, B e C) in base ai seguenti parametri: degenerazione ossea o instabilità locale, presenza o meno di ascessi a livello epidurale e interessamento neurologico.

Sintomi Clinici

Clinicamente i pazienti si presentano tipicamente con dolore ingravescente al rachide interessato che peggiora con i passaggi posturali. In alcuni casi possono essere presenti anche sintomi di tipo neurologico, sia centrali che periferici, oppure sintomi derivanti dall’infezione sistemica.

Diagnosi Laboratoristica e Strumentale

I dati di laboratorio come la conta leucocitaria e il dosaggio di velocità di eritrosedimentazione e proteina C reattiva (alterata nel 95% dei casi di spondilodiscite) possono essere utili indicatori della presenza di infezione. La radiografia tradizionale risulta poco utile nelle fasi iniziali, presentando una sensibilità e specificità rispettivamente dell’82% e 57%. Il gold standard nella diagnosi strumentale della patologia è la Risonanza Magnetica (RM), che permette una diagnosi precoce con una sensibilità e specificità del 92% e 96%. Nel caso di impossibilità ad eseguire una RM, la Tomografia Computerizzata (TC) si rivela una valida opzione diagnostica che permette inoltre di effettuare biopsie TC-guidate utili alla definizione del germe responsabile. La tomografia ad emissione di positroni (PET) rappresenta un utile completamento diagnostico, soprattutto al fine di una corretta diagnosi differenziale.

Trattamento della Spondilodiscite

Il trattamento, nei casi non complicati, prevede la somministrazione di una adeguata terapia antibiotica da effettuare inizialmente per via endovenosa e successivamente per via orale quanto possibile, in base all’isolamento microbiologico, associata al supporto meccanico con ortesi fino alla guarigione. Nei casi in cui sia presente un interessamento neurologico o in caso di sepsi generalizzata, si impone il trattamento chirurgico con debridement dei tessuti settici, decompressione delle strutture nervose e stabilizzazione con strumentario dedicato.

Dettagli

Contatti